lunedì 10 novembre 2008

FANTOCCIO NANO



Mi riavvolgo. A-p-p-a-l-l-o-t-t-o-l-a-t-a.


La parte che tocca l'asfalto si abituerà. Al primo sasso si ammacca, dopo il decimo lo confonderà con il resto.


E dentro caldo, morbido, umido. Indifeso, dentro.


Poi qualcuno bussa. E' il lupo cattivo. E non entra.


Poi qualcuno canta. Porta con sè un'arma. E non entra.


Senti uno che ride. Ti affacci, ride. Ridi. I colori si annidano radiosi negli spazi più soli, arrivano fin lì. Che gioia.


Ma lì fa male. Potrebbe. Ora può. Cammini e a volte sbrani un filo d'erba.

lunedì 13 ottobre 2008

SCORCIATOIA


Su quella strada di sera se non guardi avanti, ma all'insù vedi una serie, che pare infinita, di bozzi di luce, paralleli, che creano uno spazio simile a quello di un corridoio di buio; e se hai la fortuna di essere un passeggero, allora potrai fingerti viandante della strada che hai sopra la testa e non di quella che c'hai sotto il culo, effettivamente.
Ho provato a fantasticare. Niente. Del resto, ognuno ha i suoi limiti.

giovedì 9 ottobre 2008

A.A.A. SCARPA DESTRA CERCASI





Ho perso una scarpa. Si, insomma, non la trovo più. Non so se tecnicamente non trovare una roba sia sinonimo di averla smarrita. Ve beh, sottigliezze; le cose cadono.

Come quella puntina nel tuo ufficio: devo averlo letto da qualche parte. Quando arriva il momento, così, senza preavviso, il muro si ribella e non la tiene più oppure lei, stanca di una vita appesa, opta per il suicido. Ma il risultato non cambia. Giace riversa sulla prima superficie piana e si porta dietro il poster, il quadro, il semplice foglio fotocopiato che, un po' sprovvedutamente, si aggrapava a lei per star sù.

Ma secondo te era un appuntamento?


sabato 20 settembre 2008

ASTROLOGIA

Se state cercando la perfetta segretaria o la donna di casa, dovete cambiare segno. Il principale dono della donna Vergine è l'intelligenza, non l'ordine. Se avete trovato il tipo patologico, confinato in casa, che pulisce tre volte al giorno, rischiate guai perché questa donna usa dei rituali per nascondere le sue emozioni troppo esplosive.
Il mondo è pieno di donne Vergine interessate alla loro casa e che amano un ambiente ordinato e piacevole, ma quello che è realmente importante per loro è il buon gusto, la raffinatezza e la comprensione. Inoltre, hanno un fine intuito per le persone e la vita. Certamente c'è anche il rovescio della medaglia. La donna Vergine può essere molto controllata e spesso ha difficoltà a sposarsi nel senso più profondo di questa parola. C'è una parte di questa donna che è psicologicamente inaccessibile e se cercate di invadere questa zona segreta, reagirà come ad un attacco fisico.
Le donne Vergine non sono quelle che vi si aggrappano bisognose. Più spesso sono delle Amazzoni che mostrano un disarmante grado di capacità ed efficienza, sia a livello fisico che mentale, spesso entrambi. Buona fortuna se volete essere il Sole intorno a cui ruota felicemente la vostra partner Luna.
La donna Vergine ha le sue idee e le sue opinioni ed il profondo bisogno di comunicarle. Alcune donne del segno parlano così tanto che vi dovrete tappare le orecchie ed urlare solo per farle smettere. Non è a causa del loro spirito critico, perché l'argomento potrebbe anche essere l'ultimo libro che hanno letto, il compito che devono risolvere al lavoro, o la persona che hanno recentemente preso da parte e analizzato psicologicamente.
Se cercate la donna bella e silenziosa, dimenticatela. Le donne Vergine hanno la sgradevole propensione a mettere alla prova le vostre conoscenze. Raccontatele qualcosa e ve ne chiederà la fonte, completa di note a piè di pagina. La Vergine non crede realmente a nessuno finché non è definitivamente disponibile la relativa referenza. E' difficile essere più informati di una Vergine, perché assorbe conoscenza come una spugna. Ciò potrebbe essere meraviglioso per i vostri scopi intellettuali, ma farebbe orrore al vostro ego.
Alcune donne Vergine incarnano la Madre Terra ed esprimono la loro sensibilità attraverso l'amore per la natura e la cura e l'abilità in ogni occupazione. Inoltre, il bisogno di aiutare attira molte di queste donne a svolgere professioni socialmente utili, dall'infermiera, alla dietologa, dalla psicologa alla psichiatra, al medico che usa terapie alternative di ogni tipo.
Il reale calore e lo splendore della Vergine hanno bisogno di tempo per emergere da un'apparente freddezza. E' difficile per questa donna essere spontanea. Spesso sa esprimere l'amore solo attraverso gesti pratici verso coloro che ama. Le emozioni intense la spaventano e possono essere espresse solo in un'atmosfera di fiducia. Traditela e vi esporrete al suo tagliente sarcasmo, che può essere letale, perché sicuramente avrà già osservato tutte le vostre debolezze che pensavate non fossero note a nessuno. Le donne Vergine hanno la sconcertante abitudine di scoprire i punti sgualciti del vostro vestito e i tic nervosi che pensavate di saper controllare. Osservano minuziosamente perché sanno che la vastità della vita è riflessa nelle piccole cose. Le donne Vergine sono orgogliose di questa loro abilità e vogliono rispetto per le loro doti. Questa donna irradia una misteriosa aurea che sembra dire, "Vietato l'accesso!", in realtà dice, "Benvenuto, ma rispetta i miei confini". La donna Vergine fa un'arte della sua individualità. Non vi ama ciecamente. Meglio ancora, vi ama per le vostre imperfezioni, perché è una realista compassionevole e le piace sentirsi utile e indispensabile. Questo vi potrebbe far venir voglia di scappare immediatamente dalla parte opposta (se la vostra vanità ritiene che questo sia troppo), oppure potrebbe essere un'esperienza meravigliosa e coinvolgente essere semplicemente un comune essere umano.

mercoledì 17 settembre 2008

ASSIOMA


Ma se c'è qualcuno che a gratis mi ruba la macchina, i soldi, i gioielli, le carte di credito, i documenti, la bici, lo scooter, le scarpe, le infradito, gli occhiali da vista e da sole, il posto a tavola, il posto di lavoro, il posto accanto a lui, accanto a lei, accanto al palco, dovrebbe anche esister qualcuno che a gratis tutte queste cose potrebbe darmele. Non tutte insieme intendo. Anche una alla volta va bene. Anche a distanza di anni. no?

Una luce che diventa piccola piccolississi mi ssi missi issi ma.
Senza pelle che sono io? Una briciola alla mercè del primo insetto goloso.
Anche una brezza può ferire. Anch'essa mi percuote di brividi.

La fiammella si spegne con un soffio, ma no! no! no! Non dovrebbe essere sufficiente un semplice anelito. Vorrei ardere io! Come un fuoco sempiterno!

"S'io fossi foco arderei lo mondo"

Ma se si toglie all'altro la fiducia, non è un po' come se gli si negasse la possibilità di essere migliore? Ma se tendo la mano del mio intimo, chi mi protegge?

martedì 9 settembre 2008

NOI

Diciamo che il tipo di amicizia che ci caratterizza è rimasta ancora con dei connotati fanciulleschi,viscerali. Ed è per questo che è impossibile replicarla o che qualcuno entri tra noi alla pari.

Noi siamo il risultato esatto di tutti gli anni passati insieme, di tttto il nostro vissuto che arrivato ad ora pesa.

Abbiamo negli occhi quasi tutti gli stessi colori, gli stessi sapori , lo star male e lo star bene di ciascuno è patrimonio comune.

L'amore, le liti , la lealtà, l'infamtà : ogni cosa è sempre stata messa al centro del tavolo e vissuta da tutti.

E qsto è il risultato.

Un gruppo di persone legate da qualcosa di estremamente forte e insondabile da altri, ma solo perchè semplice a livelli disarmanti.

lunedì 1 settembre 2008

GERRI


"Nella dissertazione che sto scrivendo, e che presenterò all'accademia delle scienze slovene [il dottor Igor non voleva diffondersi in particolare sul Vetriolo], cerco di studiare il comportamento umano detto 'normale'. Molti medici prima di me l'hanno studiato, giungendo alla conclusione che la normalità è solo una questione di consenso. Ossia, se molta gente pensa che una cosa sia giusta, quella cosa lo diventa. [...] "Beh adesso veniamo alla tua malattia. Ogni essere umano è unico, con le proprie qualità, i propri istinti, le proprie forme di piacere, il proprio spirito d'avventura. Ma la società finisce per imporre una maniera collettiva di agire: nessuno si ferma mai a domandarsi perché sia necessario comportarsi in quel modo. Ci si limita all'accettazione. Nel corso della tua esistenza hai mai conosciuto qualcuno che si sia domandato perché le lancette dell'orologio si muovono in una direzione, e non in quella opposta?" "No" "Se qualcuno lo domandasse, probabilmente si sentirebbe rispondere 'ma tu sei matto!' Se insistesse nella domanda, dapprima le persone tenterebbero di trovare una ragione, poi cambierebbero argomento, perché non può esistere alcun motivo oltre a quello che ti ho spiegato. Ora ripeti la tua domanda." "Sono guarita?" "No. Tu sei una persona diversa, che vuole essere uguale. E questo, dal mio punto di vista, è considerato una malattia grave." "È grave essere diversi?" "È grave sforzarsi di essere uguale. È grave voler essere uguale, perché questo significherebbe andare contro le leggi di Dio che, in tutti i boschi e le foreste del mondo, non ha creato una sola foglia identica a un'altra. Ma tu ritieni che l'essere diverso sia una follia, e perciò hai scelto di vivere a Villete. Perché qui, visto che tutti sono diversi, diventi uguale agli altri. Capito?" Mari fecce un cenno con la testa.
P.Coelho

BUCO NERO


Ho voluto ricominciare dall'amore. Che è un po' una cazzata per chi come me ne sa poco, pochissimo. Mi sento come l'ombra di una foglia quando c'è la brezza. Vorrei passeggiare e trovare una chiave. Vorrei che questa chiave aprisse tutto. Mi piace leggere gli altri e indagare nei loro occhi per trovare quella scintilla che è la cresta dell'anima, bere dagli sguardi tutto l'umano e dissetarmi istantaneamente. Ho scoperto cos'è un buco nero. Non è che sia proprio un buco nello spazio. E' solo che la luce non riesce ad uscire perché è tutto talmente tanto concentrato che la massa, che prima aveva un sacco di spazio, è costretta a stare in un punto piccolissimo. Tale densità crea una forza d'attrazione gravitazionale pazzesca e la povera luce invece di uscire verso l'esterno torna indietro verso l'interno. E' un posto dove le leggi fisiche così come noi le conosciamo valgono un po' si e un po' no. A volte mi sento così. Mi sento che la mia luce non riesce ad uscire perché dentro c'è qualcosa di potentissimo che la trattiene.

TANTO PER RICOMINCIARE

"Ci sono momenti in cui vorremmo aiutare chi amiamo, tuttavia non possiamo fare nulla: le circostanze non ci permettono di avvicinarci, oppure la persona si dimostra refrattaria a qualsiasi gesto di solidarietà e di sostegno.
Allora, non ci resta che l'amore. Nei momenti in cui tutto risulta inutile, possiamo ancora amare, senza aspettarci ricompense, cambiamenti, ringraziamenti. Se siamo in grado di comportarci in questo modo, la forza dell'amore inizia a trasformare l'Universo intorno a noi. Quando compare, quell'energia riesce sempre a portare a compimento la propria opera. "Né il tempo né il potere della volontà cambiano l'uomo. È l'amore a trasformarlo," scrive Henry Drummond.
Su un giornale, ho letto di un bambino di Brasilia picchiato brutalmente dai genitori. Riportò gravi conseguenze: la paralisi di alcune parti del corpo e la perdita della parola.
Ricoverato in ospedale, fu accudito da un'infermiera che ogni giorno gli ripeteva: "Io ti amo." Benché i medici affermavano che il bambino non potesse sentirla e che i suoi sforzi erano inutili, la donna seguitò a ripetergli: "Io ti amo, non dimenticarlo."
Tre settimane più tardi, il bambino recuperò le facoltà motorie. E un mese dopo, riprese a parlare e a sorridere. L'infermiera non rilasciò nessuna intervista, e il giornale non riportava il suo nome, tuttavia la traccia del suo impegno resterà per sempre: l'amore guarisce.
Si, l'amore trasforma e guarisce. Ma, a volte, architetta trappole mortali e finisce per annientare chi ha deciso di concedersi totalmente. È un sentimento davvero complesso, anche se può rappresentare l'unica ragione per continuare a vivere, a lottare, a cercare di migliorarsi. Sarebbe irresponsabile cercare di definirlo perché, come tutto ciò che alberga negli esseri umani, si riesce solo a provarlo. Si scrivono libri, vengono allestite opere teatrali, si producono film, si compongono poesie, si realizzano sculture in legno o in marmo, eppure l'artista riesce a trasmettere soltanto l'idea di un sentimento – non il sentimento nella sua pienezza. Comunque, io ho imparato che l'amore è insito nelle piccole cose e si manifesta anche nel nostro atteggiamento più insignificante: ecco perché dobbiamo sempre averlo in mente, quando agiamo o quando evitiamo di agire.
Sollevare la cornetta del telefono e pronunciare quella parola affettuosa che abbiamo taciuto. Aprire la porta e fare entrare chi ha bisogno del nostro aiuto. Accettare un lavoro. Lasciare un impiego. Prendere la decisione che avevano finora rimandato. Chiedere scusa per un errore che abbiamo commesso e che ci tormenta. Rivendicare un diritto. Aprire un conto dal fioraio, un negozio assai
più importante della gioielleria. Alzare il volume della musica quando la persona amata è lontana, abbassarlo quando è vicina. Saper dire di "si" e "no", giacché l'amore si confronta con tutte le energie dell'uomo. Scegliere uno sport che si possa praticare in due. Non seguire alcuna formula, neppure quelle scritte in questo paragrafo perché l'amore ha bisogno di creatività.
E quando nulla di tutto ciò è possibile, quando rimane soltanto la solitudine, ricordarsi di questa storia, inviatami da un lettore. Una rosa bramava giorno e notte la compagnia delle api, ma nessuna andava a posarsi sui suoi petali. Nonostante ciò, il fiore continuò a sognare: nelle lunghe notti, immaginava un cielo dove volteggiavano miriadi di api, che si posavano a baciarlo teneramente.
Grazie a questo sogno, riusciva a resistere fino all'indomani, allorché tornava a schiudersi con la luce del sole.
Una notte, conoscendo la solitudine che la attanagliava, la luna domandò alla rosa: "Non sei stanca di aspettare?"
"Forse si. Ma devo continuare a lottare."
"Perché?"
"Perché se non mi schiudo, appassisco."
Nei momenti in cui la solitudine sembra annientare ogni bellezza, l'unica maniera di resistere è quella di mantenersi aperti."
P.Coelho

mercoledì 13 agosto 2008

BOWLING


Una volta ho avuto una visione: ero sdraiata su una pista da bowling, sì, insomma, la superficie pareva precisa precisa a quella di una pista da bowling. Il contatto col legno chiaro sulla schiena mi dava la sensazione di adattarsi perfettamente al mio rachide, ma comunque dentro, la pancia, mi diceva che voleva di più. Volevamo attraversarlo, quel pavimento; semplicemente passare a ciò che c'era sotto. E ho iniziato a immaginare: in prima battuta la sensazione era quella di un'impresa impossibile, poi è diventata improbabile e poi: ero in acqua. Vestita. In mezzo al mare blu e un iceberg mi guardava in lontananza. E mi sono bagnata la testa, i capelli e mi sono immersa in quel magnifico mare! E ho iniziato a nuotare. Penso di aver sfiorato una parte sconosciuta e misteriosa di me, di averla accarezzata per la prima volta in tanti anni. Lei non si è più sentita abbandonata e mi ha restituito calore.

venerdì 1 agosto 2008

MARE APERTO



Un mare. Che mi spoglia. Gli arti ondulanti mi circondano,infiniti, costanti per inerzia; avvolgenti, perpetui, mi sfilano le vesti, le rendono brandelli di pensieri fradici e poco accattivanti. Confuso e disorientato. Sono io. Galleggio. Nuda. O è il desiderio?

Un mare di tristezza è il mio.

Bussano. Non entrare. L'inquietudine è contagiosa.

Un pensiero mi accarezza e trovo conforto nel dispiacere.

Negarsi per potersi salvare. Mi nego a me
. Non vuole entrare la luce. Non posso.
Qui tutto tace, come un dormiente. O era un defunto?



martedì 29 luglio 2008

ASSETS


Tangible e Intagible. Anche in contabilità è così.
Divido: ciò che puoi toccare e ciò che non puoi toccare.
Tangibile e Itangibile.
E' questo a destabilizzare.
Vorrei essere un distributore rosso di plastica. Vorrei funzionare così. Produrre solo biglie tonde, diversamente colorate, di misure differenti. Vorrei che quelli fossero i miei sentimenti. Vorrei che fossero i sentimenti di tutti.
Darei biglie. E poi dovrei scegliere; scegliere se e quando riprendermele. La naturale passione dell'uomo verso la proprietà privata coadiuverebbe la funzionalità del meccanismo.
Rivoglio le mie biglie. Voglio me. Vorrei potermi estrinsecare dalle tasche della gente.
Quell'oggetto sferico è mio, era mio. E' tondo e occupa spazio. Sono costretta a trovarlo.

venerdì 25 luglio 2008

AGNOSIA


L'agnosia è la perdita della capacità di riconoscere persone o oggetti già noti ed il loro uso appropriato, malgrado l'integrità degli organi di senso. È un disturbo affine all'asimbolia. Negli esempi pratici la persona affetta da tale malattia può utilizzare una forchetta invece di un cucchiaio pensando di aver scelto il cucchiaio. Lo stesso vale per una scarpa al posto di una tazza o un temperino invece della matita. La malattia riguarda anche la percezione di ciò che si vede e influisce sul riconoscimento delle persone, può venir meno la capacità di riconoscerle, non a causa della perdita di memoria, ma piuttosto come risultato della mancata elaborazione da parte del cervello dell'identità di una persona in base alle informazioni fornite dalla vista.

ADDENTARE IL PROSSIMO


Quello che desidero ardentemente è un modo per incontrare realmente un altro. uno che sia altro da me, che stia fuori da me.
uno sguardo, una stretta di mano, un abbraccio, un'annusatina canina.
ma di mezzo ci sono sempre io. tra me e l'altro ci sono sempre io.
come dunque incontrarsi? come rendere l'altro esperienza?

Con un a mela è più semplice. essa è ciò che voglio che sia. non ha volontà, devo, tuttalpiù rispettare la sua forma, la sua natura di mela. non potrei mai mancarle di rispetto e usarla come sedia. l'apice del nostro amore è dunque rappresentato dal momento in cui io assaporo la sua lucida superficie. è questo l'incontro autentico con essa: lei ed io tra tutte le improbabili forme, abbiamo scelto quella corrispondente al vero. ma tra noi due esiste solo la mia coscienza e la mia percezione del reale.

Ma tra me e un altro che è come me( ovvero dotato di una volontà vibrante)? che forma dare all'incontro affinché esso possa essere esperienza dell'altro?
di sicuro non posso addentare il prossimo.

ho bisogno di uno sguardo su di me; che questo sguardo mi riconosca una forma; e che questa forma mi corrisponda.

ho bisogno di guardare un altro; di dare una forma a questo altro; e che si senta corrisposto in essa.
vorrei che ciò accadesse tutti i giorni affinchè io non debba più schiaffeggiare l'ologramma di me.

ORECCHIE


tac.tac.tac.tac. e resta comunque tutto vuoto.
le orecchie non si possono chiudere. gli occhi sì: se c'è qualcosa che urta il tuo senso dell'accettabile,li chiudi. il naso anche: quando sei piccola e sei costretta a far pipì nei bagni dove vanno anche i maschi che puzzano e gli equilibrismi imposti dalla natura del gesto ti impediscono un uso agevole degli arti , puoi senz'altro semplicemente smettere di respirare; un po' di sollievo. la bocca: la chiudi, sto dicendo ovvietà. ma le orecchie? non possono far a meno di ascoltare, le povere. i suoni le violentano. non hanno difesa. sono la fascia protetta dei nostri sensi, il terzo mondo del sensoriale; e non c'è turpiloquio o onta di una gravità tali da farle indignare a tal punto da chiudersi in se stesse e, finalmente, smettere di restar lì -per così dire- a prenderle. questa inferiorità, però, non da loro alcun privilegio: vengono lasciate lì appese, paiono inopportune delle volte, ti ascoltano irritanti, senza cancelli, senza chiavi, senza inferiate. deboli.
lasciando a colui che parla la più autentica esperienza di autonoma volontà.

martedì 22 luglio 2008

LA PAZZA DELLA PORTA ACCANTO


[...]Se ti misuro dal volto posso dire che sei elementare come le pietre. E come le pietre dolcissimo. Mi hai fatto sanguinare le anche e il senso dell'infanzia, per correre dietro al variare di un muro che era un incomprensibile vento, come l'incontro di un violino. [...]


A. Merini


SIM-BOLO


I greci chiamavano "sim-bolo" quel coccio spezzato di cui metà veniva portato dal guerriero in paesi lontani, mentre l'altra metà restava ai familiari: quando, dopo molti anni il guerriero faceva ritorno, reso irriconoscibile da fatiche e ferite, proprio il combaciare delle due metà del coccio permetteva il riconoscimento, l'agnizione.
L'uomo vero ha un'autocoscienza "simbolica": è creatura ferita che porta nella carne un'immedicabile cicatrice, la radicale attesa di un "Tu" che compia la vita.
Il reale - dice De Santis - è "ombra" che rimanda a quel "Tu".

R. Filippetti Il percorso del de-siderio

SEGNO


All'uomo sensibile e immaginoso...il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi. Egli vedrà cogli occhi una torre, una campana; udrà con gli orecchi il suono di una campana; e nel tempo stesso coll'immaginazione vedrà un'altra torre, un'altra campana, udrà un altro suono...
In questo secondo genere di obbietti sta tutto il bello e il piacevole delle cose. Trista quella vita ( ed è pur tale la vita comunemente) che non vede, non ode, non sente se non che oggetti semplici, quelli soli di cui gli occhi, gli orecchi e gli altri sentimenti ricevono la sensazione.


G. Leopardi

30.12.1828 I Domenica dell'Avvento

lunedì 21 luglio 2008

MIGUEL MAÑARA


DON MIGUEL: Vedo con piacere, signori, che mi volete tutti un gran bene, e sono molto commosso dall'augurio che mi fate così di cuore di vedere la mia carne e il mio spirito bruciare di una nuova fiamma altrove, ben lontano di qui. Vi giuro sul mio onore e sulla testa del vescovo di Roma che il vostro inferno non esiste, che non è mai arso se non nella testa di un Messia pazzo o di un cattivo monaco. Ma noi sappiamo che ci sono, nello spazio vuoto di Dio, dei mondi illuminati da una gioia più calda della nostra, delle terre inesplorate e bellissime, e lontane, lontanissime da questa in cui siamo. Scegliete dunque, vi prego, uno di questi lontani incantevoli pianeti, e speditemi laggiù, questa notte stessa, attraverso la porta vorace della tomba. Perché il tempo è lento a passare, signori, terribilmente lento, e sono stranamente stanco di questa cagna vita. Non raggiungere Dio è senz'altro un'inezia, ma perdere Satana è grande dolore e noia immensa, in fede mia.
Ho trascinato l'Amore nel piacere, e nel fango, e nella morte; fui traditore, bestemmiatore, carnefice; ho compiuto tutto quello che può fare un povero diavolo d'uomo, e vedete! Ho perduto satana. Mangio l'erba amara dello scoglio della noia. Ho servito Venere con rabbia, poi con malizia e disgusto. Oggi le torcerei il collo sbadigliando. E non è la vanità che parla per bocca mia. Non mi atteggio a carnefice insensibile. Ho sofferto, ho sofferto molto. L'angoscia mi ha fatto cenno, la gelosia mi ha parlato all'orecchio, la pietà mi ha preso alla gola. Anzi, furono questi i meno bugiardi dei miei piaceri.
Allora! La mia confessione vi sorprende; sento ridere tra di voi. Sappiate dunque che non ha mai commesso un atto veramente ignobile chi non ha pianto sulla sua vittima. Certo, nella mia giovinezza, ho cercato anch'io, proprio come voi, la miserevole gioia, l'inquieta straniera che vi dona la sua vita e non vi dice il suo nome. Ma in me nacque presto il desiderio di inseguire ciò che voi non conoscerete mai: l'amore immenso, tenebroso e dolce. Più di una volta credetti di averlo afferrato: e non era che un fantasma di fiamma. L'abbracciavo, gli giuravo eterna tenerezza, esso mi bruciava le labbra e mi copriva il capo con la mia stessa cenere,e, quando riaprivo gli occhi, c'era il giorno orrendo della solitudine, il lungo, così lungo giorno della solitudine, con un povero cuore tra le mani, un povero, povero, dolce cuore leggero come il passerotto d'inverno. E una sera la lussuria dall'occhio vile, dalla fronte bassa, sedette sul mio giaciglio, e mi contemplò in silenzio, come si guardano i morti. Una bellezza nuova, un nuovo dolore, un nuovo bene di cui presto ci si sazi, per meglio assaporare il vino di un male nuovo, una uova vita, un infinito di vite nuove, ecco quello di cui ho bisogno, signori: semplicemente questo, e nulla più.
Ah! Come colmarlo, quest'abisso della vita? Che fare? Perché il desiderio è sempre lì, più forte, più folle che mai. E'come un incendio marino che avventi la sua fiamma nel più profondo del nero universale!
E' un desiderio di abbracciare le infinite possibilità!
Ah, signori! Che facciamo mai qui? Cosa guadagnamo?
Ahimè! Come'è breve questa vita per la scienza! E quanto alle armi, questo povero mondo non avrebbe di che nutrire gli oscuri appetiti di un padrone come me; e quanto alle opere buone, voi sapete che cani rognosi, che puzzolente verminaio notturno siano gli uomini; e certo sapete anche voi che un Re è ben povera cosa quando Dio se ne è andato.
E.V. de Milosz

UNA MAIL


" Oltre la materia disintegrata le ragioni dello spirito tendono prepotentemente all'unità" G. Quiriconi

Davanti al pc mi domando perchè non possa passare il resto della mia esistenza interrogandomi sul senso delle cose invece di dover scrivere di diritto.
Poi penso che anche scrivendo di diritto ci si possa interrogare sul senso delle cose, in quanto anche il diritto è una cosa. Poi penso che ci sono cose più interessanti. Ma se tutte le cose hanno a che fare con me, in quanto sono io soggetto della mia realtà e dell'agire in essa,allora tutte le cose hanno a che fare tra loro, e se io ho a che fare con le "stelle", tutte le cose, anche le meno nobili, lo hanno; e magari ciò significa che anche tramite il diritto , a patto che esso sia una mia passione,io posso trovare una risposta a ciò che mi domando.
E quindi anche tu, con il tuo nodo scapino, tra i report ghiacciati più perchè privi di sentimenti che per i -2° dell'ufficio, tra i tuoi rischi e le tue aspettative, tra hard disk e hard rock, centri con le stelle.
Tutto ciò mi pare confortante. Che l'uomo c'entri con le stelle, dico.

NON VOGLIO UN BLOG PER SCRIVERE IO


Non voglio scrivere io, intendo dire di mio pugno. Non è che non sia in grado. Lo potrei anche fare, certo non impartirei lezioni di stile, ma riuscirei anche a far sputare alla tastiera qualcosina di buono. E' che c'è qualcuno - l'artista - che riesce a farlo meglio di me. Ed è universale. Il suo modo di rappresentare l'animo umano è, per così dire, cosmico. Tocca l'anima mia e quella di tutti. Poiché estrinseca dal reale quel rapporto che l'uomo ha con "l'altro oltre a sé".
E fa di più: esalta il vero attraverso la bellezza.

“Beauty is Truth, Truth Beauty, - that is all
Ye know on earth, and all you need to know”.
J.Keats

RICORDI


Mia sorella era una bambina perbene, coi capelli ben ravviati e il vestito alla marinara, e aveva un amore sconsiderato per me, che ero più piccola di quattro anni. A cinque anni ero già una bambina avida, tanto che per farmi una foto dovevano riempirmi le tasche di soldi perché altrimenti non sorridevo. Cercai di ammazzare mia sorella due o tre volte, ma senza risultato. Mia mamma mi difendeva e diceva che, essendo piccola, ero semplicemente gelosa; in realtà ero cattivissima.
Mia sorella impiegò tutta la vita per cercare di piacermi, ma io la mandavo al diavolo e pregavo il Signore che facesse morire tutta la mia famiglia.
A dieci anni cominciai a desiderare un figlio e non so da chi mi venne quell'idea malsana. Pensavo che la maternità mi avrebbe donato, e mangiavo a crepapelle e di tutto, fino ad avere un tifo petecchiale da cui mi salvarono per un pelo.
Ero una bambina bellissima, piena di riccioli e con una volontà di ferro. Non mi piegava nessuno. Avevo anche una prodigiosa memoria e non parlavo con nessuno, credendomi un padreterno.
Fu così che scoprii la mia vocazione religiosa. E volevo ammazzare mia madre per sposare il papa. Mia sorella era timidissima, ma io ero talmente chiusa che nessuno riusciva a sfondare la mia porta. Solo la nonna, in punto di morte, disse a mia madre le fatidiche parole: «Attenta alla piccolina, è completamente matta».
Quando violentai Manganelli, lui rimase senza parole e non parlò per mesi e mesi, finché si decise a prendere in mano la penna. Fui io che feci di Manganelli un grande scrittore. Ma ero così tremenda che mi soprannominò la «bakunina» e il nostro amore andò avanti a suon di schiaffoni. La «bakunina» voleva averla vinta e lo tiranneggiò a tal punto che Manganelli scappò, lasciando da parte desiderio e contemplazione, finché approdai alle acque quiete e torbide di Salvatore Quasimodo.
A dodici anni mi presentai nell'ufficio di mio padre e chiesi di essere assunta come ingegnere. Mi buttarono fuori e mi guardarono con tanta pietà. In fondo nessuno aveva capito che io ero un genio della matematica.

Mio padre lavorava nella vecchia mutua Grandici e faceva l'assicuratore. Era un uomo coltissimo e padrone della lingua italiana. E anche molto bello, talmente bello che lui e mia madre sembravano una coppia di attori. Era anche un tenore di grazia. Cantava nelle operette e io già da bambina ebbi una grande dimestichezza col palcoscenico.
Erano talmente innamorati l'uno dell'altra, i miei genitori, che io crebbi in un clima di amore e di musica unico al mondo. Lui era bello come Robert Taylor, ma era un uomo chiuso e molto garbato. Fu un grande educatore, mio padre. Amò i suoi figli teneramente e aveva mani così ben curate che sembravano persino femminili. Mio nonno era maestro d'organo e in casa mia non ci furono mai né parolacce né offese, e mio padre aveva un tale rispetto per sua moglie che per tutta la vita io credetti che il matrimonio fosse la vera felicità.
Mio padre si chiamava Nemo, perché mio nonno era un appassionato lettore di Giulio Verne. Mio padre, che non era cattolico, sposò mia madre solo quando nacqui io, per intervento di un nostro cugino che voleva santificare quell'unione così perfetta (ma io avevo il diavolo in corpo e non volevo santificarmi). Solo mio padre, così paziente e generoso, riusciva a calmarmi, e a lui confidavo tutto, anche i miei baci, i miei primi baci. E mio padre era così contento di queste confidenze che rideva, rideva a crepapelle della sua piccola «bakunina» che aveva paura dell'amore.

A. Merini Uomini miei

ESCATOLOGIA


L'escatologia (dal Greco antico ἔσχατος, éskatos=ultimo) è, nelle dottrine filosofiche e religiose, il settore che prende in considerazione il destino ultimo dell'essere umano e dell'universo. L'escatologia non è una disciplina del tutto astratta, perché tali aspettative ultime dell'uomo (di solito legate alla vita oltre la morte) possono influenzare in modo significativo la sua visione del mondo e il suo comportamento quotidiano.

In pratica l'escatologia è strettamente correlata con la visione della morte e dell'aldilà nelle varie civiltà. Fin dall'antichità è infatti presente la ricerca di un fine ultimo al di là della morte, con diversi miti e culti dell'oltretomba, rintracciabili già negli antichi Egizi o negli Etruschi. Tali raffigurazioni rituali tendevano a vedere in modo abbastanza cupo la vita oltre la vita.

L'escatologia nel senso più comune è correlata alle grandi religioni monoteistiche.

L'escatologia, già presente nell'Antico Testamento e quindi nel pensiero ebraico, viene reinterpretata nel Nuovo Testamento.

Nel pensiero cristiano l'escatologia - trattata in vario modo in più libri biblici - è stata lungamente dibattuta. In termini semplificati, l'escatologia cristiana ha a che vedere con la resurrezione dei morti e con la vita eterna susseguente. È quindi strettamente legata al concetto di Paradiso ed Inferno. La (prima) venuta di Cristo (il Redentore) viene vista come un fondamentale evento escatologico, che ridà la speranza ai cristiani. Una seconda venuta di Cristo dovrebbe significare l'instaurazione definitiva del Regno di Dio.