venerdì 25 luglio 2008

ADDENTARE IL PROSSIMO


Quello che desidero ardentemente è un modo per incontrare realmente un altro. uno che sia altro da me, che stia fuori da me.
uno sguardo, una stretta di mano, un abbraccio, un'annusatina canina.
ma di mezzo ci sono sempre io. tra me e l'altro ci sono sempre io.
come dunque incontrarsi? come rendere l'altro esperienza?

Con un a mela è più semplice. essa è ciò che voglio che sia. non ha volontà, devo, tuttalpiù rispettare la sua forma, la sua natura di mela. non potrei mai mancarle di rispetto e usarla come sedia. l'apice del nostro amore è dunque rappresentato dal momento in cui io assaporo la sua lucida superficie. è questo l'incontro autentico con essa: lei ed io tra tutte le improbabili forme, abbiamo scelto quella corrispondente al vero. ma tra noi due esiste solo la mia coscienza e la mia percezione del reale.

Ma tra me e un altro che è come me( ovvero dotato di una volontà vibrante)? che forma dare all'incontro affinché esso possa essere esperienza dell'altro?
di sicuro non posso addentare il prossimo.

ho bisogno di uno sguardo su di me; che questo sguardo mi riconosca una forma; e che questa forma mi corrisponda.

ho bisogno di guardare un altro; di dare una forma a questo altro; e che si senta corrisposto in essa.
vorrei che ciò accadesse tutti i giorni affinchè io non debba più schiaffeggiare l'ologramma di me.

1 commento:

Anonimo ha detto...

"(...)Cercheremo un'armonia,
sorridenti tra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d'acqua(...)"