venerdì 25 luglio 2008

ORECCHIE


tac.tac.tac.tac. e resta comunque tutto vuoto.
le orecchie non si possono chiudere. gli occhi sì: se c'è qualcosa che urta il tuo senso dell'accettabile,li chiudi. il naso anche: quando sei piccola e sei costretta a far pipì nei bagni dove vanno anche i maschi che puzzano e gli equilibrismi imposti dalla natura del gesto ti impediscono un uso agevole degli arti , puoi senz'altro semplicemente smettere di respirare; un po' di sollievo. la bocca: la chiudi, sto dicendo ovvietà. ma le orecchie? non possono far a meno di ascoltare, le povere. i suoni le violentano. non hanno difesa. sono la fascia protetta dei nostri sensi, il terzo mondo del sensoriale; e non c'è turpiloquio o onta di una gravità tali da farle indignare a tal punto da chiudersi in se stesse e, finalmente, smettere di restar lì -per così dire- a prenderle. questa inferiorità, però, non da loro alcun privilegio: vengono lasciate lì appese, paiono inopportune delle volte, ti ascoltano irritanti, senza cancelli, senza chiavi, senza inferiate. deboli.
lasciando a colui che parla la più autentica esperienza di autonoma volontà.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sms: Ci vediamo stasera? Vengo a prenderti alle nove, scendi.

Alle nove… Sono le quattro, avviso il pub che non vado a lavorare e dico a Maria che rimandiamo l’uscita insieme. Cristosanto! Ce la posso fare…
Ma cosa mi metto?
Nell’armadio jeans e maglioni pesanti, la camicetta nera me l’ha vista l’ultima volta che siamo usciti insieme e l’abitino grigio è vecchio.
Cinquecento euro a disposizione, i risparmi di un anno. Ce la posso fare…
La bolletta dell’Enel la pagherò in ritardo, la macchina può aspettare, la psicologa anche.

Esco di casa furiosa e sudata alla ricerca di una vetrina che mi faccia risplendere. Macino metri di corsa provando tutto ciò che il mio sguardo attira.
La maglietta rossa fa puttana, poi penserebbe che voglio scopare, i pantaloni neri non risaltano le gambe, la gonna antracite mi tronca il polpaccio…
Cristosantissimo!
Cosa mi metto?

- Provi questo abito, è sexy ma non troppo appariscente.

Sembro una monaca. No, non ci siamo.

- Mi dia quella giacca di pelle! Mi scusi sa, ma ho fretta.

No, risalta lo spirito contadino che c’è in me.

- Non ha niente di corto, elegante ma non troppo vistoso? Che ne so…
Qualcosa di aderente ma che non metta in risalto le forme? Qualcosa di scuro ma che non sia lugubre?

- Si faccia un giretto e se vuole provare qualcosa quello è il camerino.

Mi liquida la stronza, ho capito, lo so, sono una rompicoglioni.
Oddio, sono già le cinque e non ho comprato nulla.
Le sei e mi fanno male i piedi.
Le sei e mezza, una borsa di carta semi vuota e duecento euro in meno.
Ansimo pensando che mi mancano le scarpe, il rossetto, le calze e magari l’intimo.
No, l’intimo no, meglio evitare il completino di pizzo stringato, farò finta di non aver previsto le sue avances.
Altri duecento euro per i tacchi sibillini ed altro in autoreggenti velatissime, tre colori di rossetto (meglio provarli a casa) e salviettine umidificate per l’emergenza.
Cinquanta euro è quello che resta e sono le sette e trenta della sera.

Il bagno era già nel caos prima che sapessi, ora sembra una discarica.
Strucco, spoglio, trucco, vesto. Nel mezzo mi lavo.
Otto e trenta.
Mi restano ben trenta minuti per guardarmi allo specchio, profumarmi e respirare a fondo.
Cristosantissimo, è già qui?
Calma Mari, stai calma, non è mica il lupo mannaro, è solo un stronzo che ti chiama quando gli va!

- Ciao tesoro, come stai

- Sali!

E già qui sono quasi incazzata.

- Sei bellissimo! Era un pezzo che non ti sentivo, tutto bene?

- Sì, benissimo, come sempre, a parte mio padre che ha fatto un incidente in macchina ma niente di grave ed il lavoro…


E cosa ancora, cosa? Manco ti sei accorto di sti cazzo di tacchi che a momenti m’accoppano e del rossetto ultrabrillante che sorride con me.
E già qui sono una jena.

- Come mai questa improvvista?

- Avevo voglia di parlare con te.

Parlare? Parlare? Ma come si permette sto farabutto di parlare? Io mi prosciugo l’anima a spendere per lui e questo parla.
Che cazzo avrà da dirmi poi…

- Davvero? Mi fa piacere e di cosa volevi parlare?

- Sai ieri sono uscito con i miei amici e…

Ecco di cosa mi voleva parlare, di quei porci cornuti dei suoi amici che si sbattono le puttane in Slovenia, di Forza Italia che lo vuole arruolare nelle sue file e di tutte le donne in evidente calore che gli lasciano il cellulare.
Il sorriso stampato sul rossettino regge bene il suo gioco.

- E in amore come va?

- Mah, tante donne che mi ronzano attorno ma nessuna che mi capisca come te.

Io veramente non ci capisco un cazzo. Glielo dico?

- Davvero? E cosa capirei più delle altre?

- Tu mi sai ascoltare, non spari giudizi a caso, non pretendi nulla.

Ecco, diciamo che io non pretendo nulla che è ben diverso dal capire, fottutissimo stronzo!

- E poi mi piaci.

Bella questa! Aspetta che rido.

- Ti piaccio vestita così?

Apro il cappotto ed al buio dell’auto in sosta gli propino un spacco vertiginoso.
Esamina, ammicca e ricomincia.

- Sai, la scorsa settimana un tizio mio amico mi ha proposto un grosso affare…

Cristosantissimo e tutte le madonne!
Ma cosa vuole questo da me?
Non so nulla di finanza, di politica e di slovene, non può ficcarmi semplicemente una mano sotto la gonna?
E tacere? Tacere una buona volta che non sono sua madre né sua sorella?
E a pensarci bene, chi sono?
Orecchie.
Mai provato a scopare con le orecchie, chissà che stasera ci possa riuscire.