martedì 22 luglio 2008

SIM-BOLO


I greci chiamavano "sim-bolo" quel coccio spezzato di cui metà veniva portato dal guerriero in paesi lontani, mentre l'altra metà restava ai familiari: quando, dopo molti anni il guerriero faceva ritorno, reso irriconoscibile da fatiche e ferite, proprio il combaciare delle due metà del coccio permetteva il riconoscimento, l'agnizione.
L'uomo vero ha un'autocoscienza "simbolica": è creatura ferita che porta nella carne un'immedicabile cicatrice, la radicale attesa di un "Tu" che compia la vita.
Il reale - dice De Santis - è "ombra" che rimanda a quel "Tu".

R. Filippetti Il percorso del de-siderio

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